Letteratura e cultura ebraica

Festival a Roma

Riguardo a noi

Le nostre feste obbligano tutti ad amare la cultura ebraica

Il festival internazionale di letteratura e cultura ebraica di Roma è considerato uno degli eventi letterari più importanti del mondo. Il suo ampio spettro stilistico e tematico è unico: comprende prosa, poesia, saggistica, musica, scultura, romanzi grafici e letteratura per bambini e giovani adulti. 

Per undici giorni tutto ruota attorno a una grande passione comune. Vengono discusse le questioni politiche contemporanee e il discorso scientifico, così come le tendenze nella scena letteraria con tutte le sue forme, temperamenti e stili dal mainstream alla nicchia.

literature

Cultura ebraica unica

La cultura ebraica è una delle più interessanti oggi. Copre molti aspetti, tra cui religione e visioni del mondo, letteratura, media e cinema, arte e architettura, cucina e abiti tradizionali, atteggiamenti nei confronti del genere, matrimonio e famiglia, costumi sociali e stili di vita, musica e danza. Il nostro festival realizza la sua incredibilità nella letteratura nel migliore dei modi.

Molta comunicazione

Al nostro festival parteciperanno poeti, scrittori, conoscitori di letteratura e artisti come Aitan Duchin, Jamiel Breuer, Frida Lawson, Carmit Rosenthal, Tobin Lichtman e altri. Avrai l'opportunità di comunicare con loro e di condividere i tuoi pensieri con gli altri membri del festival.

Mastrepieces della letteratura

Al nostro evento parteciperanno artisti, poeti e scrittori famosi. Avrai l'opportunità unica di assorbire nuove conoscenze interessanti, oltre a provare il piacere di guardare, sentire, toccare, ascoltare l'arte professionale. Questo festival ti regalerà un'esperienza indimenticabile.

Programma

Qui ci sono cose stimolanti che otterrai

Il festival continuerà per 11 giorni. Tutti gli eventi sono quasi equamente distribuiti nel periodo. Al festival parteciperanno artisti famosi come Aitan Duchin, Jamiel Breuer, Frida Lawson, Carmit Rosenthal, Tobin Lichtman e altri.

Nel nostro festival avrai l’opportunità di assaggiare un caffè e mangiare gratuitamente un gustoso e caldo lancio. Inoltre puoi prendere un campo proprio lì. Fare clic sul pulsante in basso per saperne di più sulle funzionalità del programma. Comunque, non esitate a contattarci per conoscere maggiori dettagli. Puoi acquistare un biglietto solo sul posto.

Roulette americana e gioco d’azzardo: il punto di vista ebraico

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Le prime forme di gioco d’azzardo possono essere datate intorno al 3000 a.C. circa. Difatti, il gioco d’azzardo si è sviluppato parallelamente alle prime civiltà umane. Mentre inizialmente la sua funzione era strettamente legata alla sfera magico-religiosa, successivamente si è cominciato a giocare parallelamente alla sacralità. Così, il gioco d’azzardo ha cominciato a diffondersi sempre di più tra la popolazione. Si giocava nell’antico Egitto, nell’antica civiltà cinese e indiana, nella Grecia classica e nell’antica Roma.
Al giorno d’oggi, tra i giochi più popolari, troviamo la roulette americana, un classico dei giochi presente in tutti i casinò online. Se sei interessato o vuoi sapere qualcosa di più su questo popolarissimo gioco, clicca qui per le migliori siti di roulette americana. La roulette americana conta 38 caselle sulla propria ruota di gioco (36 caselle in rosso e nero più due caselle verdi, una con il numero 0 e una con il doppio 0). Giocare è semplice: scegli il tuo numero vincente, fai la tua scommessa e aspetta l’esito del giro. Esistono altre varianti della roulette, come la roulette francese e quella europea, dove ci sono altresì 36 caselle in rosso e nero, ma solamente una casella verde con il numero 0. Roulette francese, europea e americana differiscono non solo per come sono distribuite le caselle dei numeri, ma anche per le diverse regole e i sistemi di puntata.
Ma come si è sviluppato il gioco d’azzardo nella comunità ebraica e qual è il punto di vista attuale su roulette, slot machine e scommesse sportive?

Qual è il punto di vista ebraico nella storia sul gioco d’azzardo?

Anche nella comunità ebraica il gioco d’azzardo era conosciuto sin dall’antichità, ma fu solo a partire dall’epoca mishnaica (intorno al III secolo d.C.) che i rabbini assunsero un atteggiamento piuttosto definitivo nei confronti del gioco d’azzardo. Esistono diverse opinioni a riguardo. Ad esempio, la Mishnah di Sanhedrin, uno dei testi fondamentali dell’ebraismo, dice che il divieto di giocare d’azzardo si applica solo nel caso in cui il giocatore non abbia un’altra occupazione. Egli deve quindi essere un giocatore professionista. Un’altra opinione suggerisce che il gioco d’azzardo è una forma di furto, poiché la parte perdente di una scommessa cede il proprio denaro contro la sua volontà. Tuttavia, questa opinione non è universalmente accettata, poiché presumibilmente entrambe le parti di una scommessa si impegnano volontariamente e quindi accettano la possibilità di perdere.

Ad ogni modo, il gioco d’azzardo compulsivo o professionale sarebbe proibito. È lecito chiedersi se quest’ultimo approccio si applichi a tutte le forme di gioco d’azzardo o solo alle scommesse o alle puntate, in cui una parte vince e l’altra perde. Alcune forme di gioco d’azzardo nei casinò, in cui si gioca contro il banco e non contro altri giocatori, potrebbero non incorrere nella preoccupazione del furto. È anche discutibile se le lotterie siano soggette o meno a questo problema. Alcune autorità ebraiche, come il defunto rabbino capo sefardita Ovadia Yosef, hanno stabilito che l’acquisto di biglietti della lotteria è una forma di furto, poiché la persona che acquista un biglietto potrebbe aver pensato di vincere e quindi cede il suo denaro senza volerlo. Il defunto rabbino israeliano Ovadia Hedaya ha stabilito invece che le lotterie sono consentite, poiché non si prende denaro direttamente da un’altra persona, ma piuttosto da una ‘raccolta’ di denaro. Lotterie, tombole e simili, se intraprese per scopi caritatevoli, non sono considerate proibite e ci sono molti esempi, sia storici che attuali, di comunità ebraiche che gestiscono lotterie a scopo di raccolta fondi. Esistono quindi diverse interpretazioni nel corso della storia. Vediamo come è gestito il gioco d’azzardo attualmente nello stato di Israele.

Gioco d’azzardo: cosa oggi succede in Israele?

Israele consente alle società di casinò online di operare nel Paese, ma proibisce agli israeliani di giocare d’azzardo su questi siti. Quindi, per quanto il gioco d’azzardo sia legalizzato (in una certa misura) in Israele, tutto ciò che è accettabile è altamente regolamentato dal governo.

Sebbene il gioco d’azzardo sia popolare tra gli appassionati israeliani, solo due tipi di gioco sono stati legalizzati nel Paese. Il governo permette ai cittadini di partecipare solo alle scommesse sportive o alla lotteria nazionale sponsorizzata dal governo. I giocatori israeliani che amano scommettere non possono farlo nei casinò tradizionali perché questi ultimi sono vietati, ma possono farlo sulle navi da crociera dedicate che attraccano nelle principali città portuali di Israele.
Come già detto, il Paese non consente ai propri cittadini di partecipare al gioco d’azzardo online, ma concede loro la libertà di accedere alle piattaforme di gioco sponsorizzate dal governo. La legge vieta inoltre (con alcune eccezioni) alle società locali di gestire operazioni di gioco d’azzardo online. L’unica forma di scommesse sportive consentita in Israele è quella regolata dall’Israel Sports Betting Board (ISBB).

Sulla base delle restrizioni e dei regolamenti, si potrebbe pensare che Israele sia l’ultimo posto in cui gli investitori e le società di gioco d’azzardo vorrebbero fare affari. Ma non è così. Sorprendentemente, l’industria del gioco d’azzardo in Israele è un mercato in piena espansione. Infatti, le statistiche mostrano che le scommesse sportive e il gioco d’azzardo illegale portano al tavolo circa 3,5 miliardi di dollari ogni anno!

Le società di scommesse sportive e di gioco d’azzardo con sede in altri Paesi offrono persino giochi in ebraico e in inglese per soddisfare il mercato israeliano. Ad oggi, ci sono oltre 150 piattaforme di gioco d’azzardo online che offrono giochi d’azzardo in ebraico e in inglese e accettano pagamenti in shekel israeliani (ILS) e dollari statunitensi (USD).

Giocare ai casino e’ peccato per gli Ebrei?

live casino table

Il gioco d’azzardo è un’attività a scopo di lucro, in cui si vince e si perde in relazione soprattutto alla fortuna, e l’abilità ricopre un ruolo marginale. Un esempio classico è il gioco del casino, che attrae moltissime persone. Il motivo per cui questa azione sia così diffusa è duplice. La tentazione di giocare per poter accumulare velocemente denaro è sicuramente al primo posto, ma anche il concetto di rischio e gioco in sé attrae un gran numero di persone.

I casino online: come funzionano i siti per giocare con soldi veri?

Un ottimo modo per giocare piccole somme di denaro senza neanche dover uscire di casa, è l’utilizzo di casino online con soldi veri. Esistono molti siti online dedicati proprio a questo, dove, iscrivendosi e caricando una somma di denaro minima sul proprio account, si ha accesso ad un portale dedicato, che offre centinaia o migliaia di giochi a cui dedicarsi.

Per partecipare ad ogni gioco c’è una somma minima da puntare, che viene prelevata da quella versata in partenza, e le eventuali vincite si andranno a sommare alla stessa. Quando si decide di smettere di giocare, la somma rimanente nel portafoglio virtuale, che potrà essere inferiore o superiore a quella di partenza, può essere prelevata e utilizzata nella vita di tutti i giorni.

Il gioco del casino per gli ebrei

Dal punto di vista religioso, il gioco d’azzardo è visto in maniera controversa. Bisogna innanzitutto fare una differenziazione tra i vari generi di gioco d’azzardo, in quanto anche la Bibbia affronta questo tipo di separazione. In una scommessa si punta una somma di denaro, con la speranza di moltiplicarla, ma al contempo con il rischio di perderla. I giochi d’azzardo sono di diverso tipo, e mentre alcuni vengono svolti all’interno di strutture dedicate, come il casino, altri si basano su sistemi differenti.

Gioco d’azzardo dentro e fuori il casino

In un casino vi si trovano giochi di carte, roulette, slot machine. L’ambiente è generalmente molto curato e luminoso, e al suo interno viene servito tutto ciò che può aiutare a trattenere la gente. Si offrono e vendono snack e bevande alcoliche, per far sì che la gente si ubriachi e perda il controllo delle proprie azioni, in modo da non porsi freni di fronte alla spesa di un’ingente somma di denaro. Si può affermare che all’interno di un casino sarà difficile limitarsi a rischiare solo pochi euro.

Altri giochi d’azzardo invece, sono le scommesse sportive, in cui si possono giocare tranquillamente pochi euro a match, o giochi quali quello del Lotto e i Gratta e Vinci. Questo genere di giochi d’azzardo risulta essere più facilmente gestibile e controllabile dall’utente stesso.

Giochi d’azzardo consentiti

Secondo quanto scritto nel sacro testo, non vi è nulla che proibisca in modo assoluto il gioco d’azzardo, e di conseguenza, i giochi da casino. Ciò su cui punta il testo invece, è l’utilizzo che si fa del denaro e l’attaccamento nei suoi confronti. Secondo la Bibbia infatti, l’uomo non dovrebbe mostrare attaccamento al denaro, e scommettere per cercare di acquisirne una somma sempre maggiore va contro il pensiero religioso ebraico.

Inoltre, viene considerato l’aspetto relativo alle scommesse dirette. Quando si fa del gioco d’azzardo vi è sempre una scommessa tra due parti, in cui la parte che risulterà vincitrice della stessa ha il diritto di prendere una somma di denaro da chi invece perde. Lo sconfitto non cede mai i propri soldi con gioia e, in alcune occasioni, questa perdita di denaro influisce in maniera fortemente negativa sulle sue finanze, causandogli problemi seri.

Secondo la Bibbia, questo è un aspetto fortemente negativo di questa tipologia di gioco, in quanto si tramuta in sottrazione di denaro a persone bisognose, azione quasi comparabile ad un furto, per quanto le due parti fossero d’accordo sin dal principio.

Da questo punto di vista, questo dettaglio potrebbe essere irrilevante nei Casino, in quanto sono strutture che possiedono notevoli quantità di denaro, le cui perdite sono infinitesimali rispetto all’enorme quantitativo di vincite. Le scommesse sono un comportamento che invece risulta negativo per la visione ebraica, quando si tratta di scommesse tra pari, o comunque tra singole persone.

L’amore degli Ebrei per il denaro

Un altro aspetto su cui la Bibbia calca la mano, soprattutto nella visione ebraica, è l’utilizzo che si fa del proprio denaro. Lo stesso dovrebbe sempre essere in primo luogo utilizzato per la propria sussistenza e quella delle persone amate. Quando, per via del gioco d’azzardo, si spendono grandi somme di denaro, restando senza quantitativi sufficienti per il proprio sostentamento, o per azioni di maggior valore morale, è indubbio che questa pratica venga fortemente criticata.

Il gioco d’azzardo viene di conseguenza ritenuto sbagliato nel momento in cui ci si fa prendere troppo la mano, e si rischiano soldi che invece andrebbero usati diversamente. Alcuni tratti del Sacro Testo ricordano anche come una ricchezza acquisita improvvisamente, senza impegno, e di grande entità, sia destinata a sparire, mentre ha molto più valore la ricchezza acquisita con l’impegno e a piccole dosi.

L’amore per il denaro è l’aspetto considerato maggiormente negativo da questo punto di vista. L’uomo dovrebbe vedere il denaro solo come fonte di sostentamento e non come indice di superiorità nei confronti di chi è meno abbiente. Quando si possiede il denaro necessario per vivere e sostentarsi, non è necessaria la ricerca di denaro ulteriore, soprattutto se questa implica il rischio di perdere ciò che abbiamo.

In sostanza, per quanto riguarda i giochi d’azzardo in generale e il casino nello specifico, non vi è niente che vieti agli ebrei di prendervi parte, se le scommesse restano limitate, e non privano il giocatore di denaro che potrebbe essere utilizzato in modo migliore. Quindi anche l’utilizzo morigerato di un Casino Online è un’azione non perseguita.

I migliori romanzi ebraici

Jewish literature

Nell’ambito della letteratura ebraica sono stati scritti testi di varia natura: racconti sulle guerre e sull’olocausto, che analizzano nel dettaglio l’identità ebraica, e la presentano a chi non ha vissuto in prima persona la loro persecuzione; relazioni storiche sulla Shoah, e rappresentazioni dettagliate sul mondo ebraico e l’ebraismo dal punto di vista storico e personale; ma anche romanzi di narrativa, antica e contemporanea, poesie e molto altro.

Tra i numerosi testi reperibili su questo argomento, ve ne sono alcuni che sono considerati intramontabili, e qui vi elenchiamo i migliori:

  • Cani e lupi, Irène Némirovsky
  • Lettera al padre, Franz Kafka
  • I giorni del mondo, Guido Artom
  • L’arpa di Davita, Chaim Potok
  • La terra degli ebrei, Else Lasker Schueler

Cani e lupi, Irène Némirovsky

Il romanzo è ambientato inizialmente nel ghetto degli ebrei poveri di Kiev, nel 1914. Qui viveva Ada, con il padre, trafficante, e il nonno. Dall’altro lato della città c’erano invece le case della comunità ebraica arricchita, riuscita a sfuggire alla terribile situazione del ghetto.

Durante un’incursione in quest’area, Ada capita davanti alla casa di una famiglia di cugini; entrandovi si imbatte in un ragazzino, Harry, che ha più o meno la sua età, e ne resta folgorata.

Purtroppo però i due non si rivedranno fino a molti anni dopo, a Parigi. Ada vi si era trasferita con Ben, suo amico da sempre, per fuggire da una realtà disastrosa e con la speranza di un futuro migliore. Lì i due si sposano, per regolare la loro posizione.

Harry vi si è trasferito invece con la famiglia, in seguito alla morte del padre. Grazie alle opere d’arte che Ada inizia a dipingere, la ragazza viene notata proprio dallo stesso Harry, che quando la incontra la riconosce e i due, seppur clandestinamente, possono finalmente stare insieme.

Sia Ben che Harry vengono coinvolti in problemi finanziari che interessano l’attività bancaria degli zii di Harry, e mentre il primo è costretto a scappare in Sud America, il secondo rientra nei ranghi della famiglia, da cui Ada si deve allontanare.

La ragazza trova rifugio in Europa orientale e partorisce il figlio di Harry, rendendosi conto che l’arte e la famiglia sono le uniche cose di cui ha bisogno.

Il testo si propone di descrivere tutti gli aspetti dell’ebreo, con i suoi pregi e i suoi difetti, presentati senza alcuna vergogna, in quanto l’autrice dichiara come in letteratura tutto sia permesso.

Lettera al padre, Franz Kafka

Si tratta di una lettera reale che Franz Kafka ha scritto al proprio padre nel 1919, ma che non è mai stata inviata. È stata pubblicata poi postuma nel 1952. Nella lettera, Kafka si propone di spiegare al padre come mai ha paura di lui, indicando al contempo come questo gli verrà impossibile, da un lato proprio per la paura stessa che il genitore gli provoca, e per il timore delle conseguenze, dall’altro lato perché le conoscenze dell’autore non si spingono abbastanza lontano.

Questo testo è considerato la chiave di lettura di tutta la letteratura kafkiana e delle sue tematiche talvolta oscure, complicatissime da comprendere all’interno dei suoi romanzi, pervasi da stili oscuri e surreali. All’interno di queste righe l’autore presenta il complicato rapporto con un padre oppressivo e autoritario, e quanta predominanza nella vita di Kafka abbia avuto questa persona.

I giorni del mondo, Guido Artom

Uscito nel 1981, il romanzo di Artom si propone di presentare tramite racconti differenti che narrano vicende avvenute all’interno della comunità ebraica di Asti, la realtà della vita ebraica nel territorio piemontese, in quel periodo che va dall’epoca Napoleonica all’Unità d’Italia. La narrazione, all’interno del testo, è capace di riunire passato e futuro.

L’arpa di Davita, Chaim Potok

Questo romano è ambientato nella New York degli anni ’30, dove vive Ilana con i genitori immigrati, una madre ebrea, e il padre cristiano. Entrambi i genitori non sono professanti della propria religione, e anche per questo motivo si appassionano fortemente alla politica, entrando a far parte di un partito. Rientrato in Spagna per la guerra, il padre di Ilana muore a Guernica, e la bambina, che all’epoca ha solo otto anni, inizia ad interessarsi alla religione ebraica, che la aiuta a crescere e a conoscersi meglio.

Nel corso del racconto, oltre a dover superare la perdita del padre, che affronta anche grazie alla religione, la ragazza dovrà affrontare anche un ulteriore ostacolo dovuto al suo sesso, quando le viene negato un premio letterario proprio per il fatto di essere donna.

Il racconto descrive le difficoltà che devono essere affrontate da chi è parte di una minoranza, tanto più se donna, e al contempo affronta il punto di vista della religione. L’arpa del titolo si riferisce allo strumento che la bambina vede come costante nei suoi continui spostamenti da una casa all’altra, ed è ciò che la lega alla sua famiglia e le dà senso di ‘casa’.

La terra degli ebrei, Else Lasker Schueler

Al contrario dei romanzi precedenti, questo testo non è dedicato al racconto di vicende e protagonisti umani con le loro difficoltà. Si propone invece di descrivere la terra dell’ebraismo, la Palestina, con l’intento di rivelarla. Ciò viene fatto presentandola come la Terra della Bibbia, e di conseguenza, come terra religiosa a tutti gli effetti.

Il racconto narra di un viaggio dalla terra d’Egitto alla Palestina, e il percorso di una donna che ha perso tutti gli affetti più cari. Viene narrato con un linguaggio fiabesco, quasi mistico, che non può che rendere le descrizioni di quei luoghi ancora più magiche.

Lo studio della lingua ebraica

hebrew

La lingua ebraica, nella sue versione classica o biblica, è la lingua con cui è stata scritta la Bibbia. La stessa lingua veniva usata dagli ebrei per comunicare nella vita di tutti i giorni, fino a circa 2300 anni fa, quando cadde in disuso e venne sostituita dall’aramaico.

Due millenni dopo, si decise di reintrodurre l’uso di questa lingua all’interno dello stato d’Israele, per quanto molte persone tuttora non siano pienamente d’accordo ad usare una lingua sacra nel linguaggio quotidiano. La lingua parlata al giorno d’oggi differisce leggermente da quella antica, e l’ebraico moderno viene usato in qualunque ambito linguistico contemporaneo.

Vi è un numero sempre crescente di persone che decidono di avvicinarsi allo studio della lingua ebraica, anche se non legate ad essa per motivi culturali o religiosi. L’ebraico non è una lingua che può agevolare le persone nella ricerca di un lavoro, né aprire le porte a numerose differenti opportunità.

Sicuramente però, lo studio di questa lingua amplia le conoscenze e gli orizzonti in campo semitico e soprattutto, se si decide di dedicarsi allo studio dell’ebraico antico, permette di leggere la Bibbia nella sua versione originale, per poterla analizzare in totale autonomia, senza intermediari.

Chi si dedica allo studio dell’ebraico?

Proprio per i motivi sopra citati, le persone che decidono di studiare l’ebraico sono per la maggior parte adulti, spesso pensionati, che hanno molto tempo libero da dedicare alle proprie passioni. Anche come conseguenza di ciò, non sono molti i corsi universitari disponibili per affrontare lo studio di questa lingua. Si trovano però corsi di ebraico presso molte realtà universitarie italiane, come ad esempio a Milano, Bologna, Napoli e Pavia, per citarne alcune.

Generalmente, in questi casi, si propone lo studio dell’ebraico moderno, anziché di quello antico. Entrambe le versioni di questa lingua possono però essere studiate tramite corsi tenuti da musei ebraici, scuole private e associazioni dedicate. Le tipologie sono le più disparate e si possono trovare in tutte le maggiori città italiane.

Una interessante alternativa è la possibilità di seguire lezioni online e a distanza, così da poter organizzare al meglio il proprio tempo e senza doversi muovere da casa. Anche studiare da autodidatti è un’alternativa da prendere in considerazione.

Testi utili allo studio della lingua ebraica

Per chi volesse provare a studiare questa lingua, o per chi già da anni ne è affascinato e ha imparato le basi, vi sono molti libri di grammatica utili per poter migliorare il proprio livello. Qui di seguito ne elenchiamo alcuni che potrebbero esservi di notevole aiuto, qualunque sia il vostro livello di conoscenza della lingua.

Grammatica di Ebraico Biblico di J. Weingreen

Questa grammatica è da anni riconosciuta come una delle migliori per l’apprendimento delle basi dell’ebraico biblico, ed è finalmente disponibile anche in italiano. La stessa agevola lo studio della lingua tramite l’utilizzo di numerosi esercizi basati su stralci della stessa Bibbia, per quanto resi possibili da eseguire anche per dei principianti. Lo studio andrà di pari passo con l’analisi del testo sacro, che alla fine del libro, sarà molto familiare al lettore.

Grammatica ebraica di Doron Mittler

Essendo non particolarmente semplice da comprendere, questo testo è molto utile per degli studenti universitari che vogliano usarlo come supporto ai propri libri, e per tutti coloro che sono abituati a testi accademici e soprattutto abbiano una forte passione e forza di volontà che li portano ad approcciarsi allo studio di questa lingua.

Il testo si propone di insegnare sia l’ebraico classico che quello moderno, anche se pone l’attenzione maggiormente sul secondo. La sua impostazione è particolarmente rigida e schematica, e gli argomenti vengono proposti in maniera tradizionale. Non si presenta come il testo migliore per imparare le basi in breve tempo, ma necessita di tempo e di uno studio approfondito

Grammatica della lingua ebraica di Antonio Carrozzini

Questo testo è stato pubblicato per la prima volta negli anni 50 e le continue riedizioni lo portano ad essere uno dei testi maggiormente utilizzato per avvicinarsi all’ebraico biblico.

Dopo una prima parte dedicata ad un’introduzione storica, il libro si divide in tre grosse sezioni, dedicate a fonetica, morfologia e antologia. Quest’ultima parte presenta testi tradotti e analizzati nel dettaglio, per accompagnare lo studente nell’apprendimento.

Grammatica della lingua ebraica di Pietro Magnanini

Questa grammatica si differenzia dalle altre in quanto più che puntare su una delle due lingue ebraiche, mette in evidenza le differenze tra l’ebraico antico e moderno. Va perciò ad analizzarne gli stili e le regole, utilizzando come esempio conversazioni di ambito quotidiano, per evidenziarne i punti che caratterizzano le due lingue.

Il testo è costituito di due parti che analizzano fonetica e morfologia della lingua, seguite da capitoli dedicati agli esercizi di traduzione, paradigmi verbali, glossario e una sezione dedicata all’antologia, in cui vengono presentati brani tratti dalla Bibbia, e altri di origine contemporanea di livello elementare. Non è un testo che va nel dettaglio dei tecnicismi della lingua, ma è sicuramente un ottimo volume per avvicinarsi allo studio di questa lingua antica.

Traduco e imparo l’ebraico. Lettura guidata di un racconto di S. Yizhar con glossario e grammatica di Anna Linda Callow

Per chi avesse già dei rudimenti di grammatica ebraica, questo libro si propone di approfondirne la conoscenza tramite l’analisi di un testo di uno degli autori più rappresentativi della letteratura ebraica, S. Yizhar. Tramite l’analisi di questo racconto, si aiuta lo studente ad affrontare in maniera graduale le sempre maggiori difficoltà che egli può incontrare nello studio di questa lingua.

Ebraismo e gioco online: agli Ebrei e’ permesso giocare alle slot machine?

slot machines

Durante una recente ricerca di informazioni su slot machine online e articoli riguardanti il gioco d’azzardo, è stato inevitabile soffermarsi a riflettere sulla storia di questo tipo di intrattenimento, che spesso sfocia in una vera e propria dipendenza.

Le Origini del Gioco D’azzardo

Il vizio del gioco risale a tempi molto antichi, all’inizio dell’umanità, e si presume che lo scopo principale fosse quello di venire a conoscenza del volere divino. Il suo fascino risiede nel fatto che chi partecipa a giochi di “fortuna” ne è totalmente catturato. L’adrenalina data dalla possibilità di vincere o perdere provoca un’accelerazione emotiva tale da dimenticare l’importanza di qualsiasi altra cosa, dallo scorrere del tempo alle relazioni familiari. Ci si estranea ed i problemi sembrano sparire, salvo poi riapparire molto spesso triplicati proprio a causa delle enormi perdite dovute al gioco. Una dipendenza da cui, come tutte le dipendenze, è molto difficile uscire.

E’ praticamente sempre esistito, in ogni società. I Greci erano noti giocatori d’azzardo, il gioco dei dadi era un diffusissimo passatempo, specialmente tra le classi più agiate, ad esempio durante i simposi. Lo storico greco Erodoto già allora scrisse dell’inevitabile ed infausto destino a cui andava incontro ogni giocatore d’azzardo: la rovina.

In alcuni scritti di Tacito si legge di come i tedeschi all’epoca perdessero facilmente il controllo a causa del gioco d’azzardo, fino ad arrivare, nei momenti peggiori, a giocarsi le proprie mogli. Molto interessante è anche il punto di vista dell’Ebraismo.

Il Punto di Vista Ebraico

Agli Ebrei è permesso giocare alle slot machine? Fare scommesse on line? In Israele al giorno d’oggi ad esempio, il gioco d’azzardo è vietato dalla legge. L’unica forma di scommessa sportiva on line consentita è quella regolata dalla ISBB (The Israel Sports Bettin Board).

In generale l’Ebraismo non ha mai visto di buon occhio il gioco d’azzardo. Uno degli insegnamenti principali della religione ebraica infatti, riguarda l’importanza di guadagnarsi da vivere  facendo qualcosa di utile per il mondo. Il gioco d’azzardo, chiaramente, non rientra in questa categoria.

Già durante il medioevo i rabbini del Talmud non avevano una visione positiva della pratica. La dichiarazione più chiara in merito è nella Mishnah in Sinedrio, che stabilisce che a chi “gioca con i dadi” è vietato prestare servizio come testimone. Il Talmud al riguardo, suggerisce che la ragione di tale divieto è che i giocatori sono ritenuti inaffidabili e per questo non utili alla società. Secondo ciò che viene riportato nella Mishnah, il divieto si applica solo nel caso in cui il giocatore non abbia altra occupazione, cioè solo nel caso si tratti di un giocatore professionista.

Un’altra opinione suggerisce invece che il gioco d’azzardo sia un vero e proprio furto, poiché una delle due parti coinvolte nella scommessa, in caso di perdita, deve rinunciare ai propri averi contro la sua volontà. Questo estenderebbe il divieto anche ai giocatori occasionali. La vincita veniva considerata un furto poichè il perdente era costretto a pagare contro la sua volontà.

Secondo il Tul HaAroch, un commento alla Torah dell’autorità medievale Rabbi Jacob ben Asher, Mosè intimò al popolo ebraico prima della sua morte, di evitare a tutti i costi di essere corrotto dal gioco d’azzardo.

I rabbini consideravano l’inabilità dei giocatori compulsivi a controllare la propria passione per il gioco come un’imperdonabile debolezza morale. Spesso le calamità naturali che si abbattevano sulle comunità ebraiche venivano considerate conseguenze del gioco d’azzardo eccessivo, delle vere e proprie punizioni. A Cremona ad esempio, nel 1500 un gruppo di studiosi richiese la messa al bando del gioco d’azzardo, perchè ritenuto causa dell’epidemia di peste.

I leader della comunità, profondamente consapevoli degli effetti dolorosi e distruttivi del gioco d’azzardo sul carattere di un individuo, infliggevano severe punizioni. I debiti di gioco non potevano essere riscossi attraverso i tribunali ebraici . Il giocatore era spesso messo al bando, allontanato dalla società , a volte veniva proibito celebrare il suo matrimonio nel cortile della sinagoga, non era chiamato alla Torah ecc.

La vita familiare era messa a dura prova dalle dipendenze dal gioco, molte sono le prove facilmente reperibili di quanto fossero difficili i rapporti tra giocatori d’azzardo e le loro mogli. Le donne si rifiutavano di vivere con tali mariti; picchiare le mogli e bere erano conseguenze comuni e l’educazione dei bambini era messa a repentaglio. Esasperate dalle condizioni in cui erano costrette a vivere, le mogli dei giocatori spesso chiedevano il divorzio. L’abbandono della famiglia da parte del giocatore non era un evento raro.

Non c’è dubbio quindi che la letteratura rabbinica di ogni epoca si sia sempre opposta con forza a questo vizio, denunciandolo come furto e peccato. Nessun uomo di cultura, nessun essere umano dovrebbe mai rinunciare alla propria dignità e finire in una rete che porterebbe inevitabilmente ad una rovina spirituale e sociale.

Il rabbino italiano Immanuel Aboab 4 secoli fa già scriveva: “Ho visto in Italia molti luoghi dove i signori si incontrano per le loro ‘dispute di gioco’ (come le chiamano); e ho visto alcune persone perdere e andare sul lastrico a causa dei giochi di carte, dadi e al tavolo… quante case rovinate abbiamo visto, quante fortune perse per l’amore del gioco d’azzardo”

Il gioco d’azzardo, non era denunciato solo dalle leggi e dai moralisti ebraici, anche i proverbi come “fortunato al gioco, sfortunato in amore” o “Le carte non amano mogli e tovaglie” (mogli e ambienti familiari visti come ostacoli al gioco) e i cantautori folk popolari mettevano in guardia circa le terribili conseguenze che questa dipendenza porta.

La Festa Della Luce Il Rito Ebraico Accende L’ Ultima Candela – La Repubblica.it

festa della luce ebraica

Proprio per tale ragione il candelabro ebraico, denominato Menorah, presenta otto candele, così da indicare ognuno degli otto giorni del miracolo avvenuto. La Hanukkah (Festa delle Luci) dura otto giorni e ricorda un miracolo avvenuto al tempo della Guerra dei Maccabei, festa della luce ebraica nel II secolo avanti Cristo. Il miracolo di Chanukkah torna ad illuminare l’Italia ebraica. L’usanza poi però diventò pagana, fino al ritorno appunto con Chanukkah. E tra chi ogni anno si tormenta chiedendosi: “Ma Chanukkah come si scrive? È entrata nelle tradizioni della nostra città la celebrazione ebraica della Festa delle Luci (Chanukkah) che, rinnovando lo spirito di amicizia e di integrazione fra la cultura ebraica e la città di Cosenza – non a caso definita dal Sindaco Occhiuto città dell’integrazione religiosa e città amica degli ebrei – anticipa le manifestazioni natalizie del capoluogo bruzio.

La Festa delle Luci ha un fortissimo valore identitario, è molto amata dalla comunità ebraica e testimonia da sempre la volontà di sopravvivenza del popolo ebraico e la vittoria simbolica della luce sull’oscurità. Persino Adamo festeggiava una cerimonia della luce durante il solstizio invernale, nel quale le giornate si accorciavano. Luogo dell’evento quest’anno saranno le Fontane di via Arabia, dove la suggestiva cerimonia di accensione del grande candelabro a nove braccia si terrà martedì 4 dicembre, alle ore 18.30. Parteciperanno Rosaria Succurro, Assessore alla Comunicazione, Turismo e Marketing Territoriale del Comune di Cosenza; il rabbino Umberto Piperno e Roque Pugliese, referente per la Calabria dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), insieme ai rappresentanti delle principali comunità religiose presenti e attive in città. La solenne cerimonia delle luci del “Chanukka” (questo il nome ebraico del candelabro a nove bracci col “servitore” al centro e le otto candele attorno) si terrà, simbolicamente, all’ interno dell’ ex carcere del Sant’ Uffizio che vide reclusi per secoli centinaia di uomini e donne accusate di eresia.

Ogni anno il 20 dicembre presso la Grand Army Plaza di New York si festeggia Hanukkah in una delle celebrazioni più note al mondo. È la festa che chiude le celebrazioni del Natale, aprendo la via verso quelle pasquali. Piazza San Carlo e piazza Cadorna si sono infatti illuminate in occasione della celebrazioni della festa ebraica delle luci: libertà, speranza, rispetto le parole che hanno virtualmente unito i due luoghi del capoluogo lombardo. La tradizione vuole che durante la messa vengano benedette delle caratteristiche, sottili candele, simbolo del Cristo. “Chanukkà è la festa che celebra la vittoria della cultura ebraica sulla cultura ellenistica; è il simbolo di questa vittoria non è una spada, ma una candela.

Le Fontane di via Arabia sono anche il luogo simbolo che, fino al prossimo 10 dicembre, si illumina di arancione in adesione alla campagna mondiale “Orange the World”. Era necessario purificare il luogo in nome di Dio, eliminando ogni singolo dio imposto dai greci. Il nome scelto fu quello di Maccabei, che sta a indicare un martello in lingua ebraica. Dopo il dono della Torah, la massima festività ebraica, la seconda più importante è quella di Hanukkah, anche se in lingua originale si dice “Chanukkah. Martedì 15 dicembre la libreria, insieme al Centro di Cultura Ebraica, ha ospitato il gruppo musicale di Progetto Davka, per l’accensione della sesta candela di Chanukkà, accompagnata dalle berachot e dai canti tradizionali eseguiti da Maurizio Di Veroli, che ha voluto aggiungere alla sua performance un brano per bambini in ladino, tipico della tradizione sefardita “Ocho candelitas”, testimonianza dell’integrazione degli ebrei nella diaspora.

E sarà il momento in cui i graffiti dei prigionieri saranno rischiarati dalle luci che ricordano la vittoria degli uomini di Giuda Maccabeo sull’ esercito siriano nel 165 avanti Cristo: il rito fa riferimento al momento in cui i Maccabei tornati al tempio di Gerusalemme per riconsacrarlo, trovarono un’ ampolla di olio d’ olio puro, che sarebbe stato sufficiente a tenere acceso il candelabro per un solo giorno. A Casale Monferrato, ebrei, cattolici e musulmani si sono ritrovati lunedì 26 dicembre nell’atrio della comunità ebraica casalese per accendere il secondo lume (degli otto, per ognuno dei giorni della festa). Ma non solo: da Vercelli a Firenze, da Napoli a Merano le comunità si illumineranno ancora per sette giorni. E invece, quella volta, l’ olio bruciò per otto giorni senza spegnersi mai, finché non fu prodotto olio nuovo. Dopo i laboratori artistici per bambini, la festa continua stasera a Torino al Teatro Vittoria con il musical “Il violinista sul tetto” tratto dai racconti di Shalom Aleichem.

CRISTIANESIMO E GIUDAISMO A CONFRONTO

ebraismo e cristianesimo differenze

Quando si tratta di libri biblici, il giudaismo non accetta i testi sacri come l’Antico Testamento. Ebraismo e cristianesimo differenze Si riferiscono ai libri ebraici come l’Antico Testamento. Poiché come è noto il Vangelo spesso si appella all’Antico Testamento e poiché cristianesimo ed ebraismo, quando non contendono, tendono almeno a differenziarsi o vengono superficialmente ritenuti opposti, si domanda quale siano le coincidenze e le differenze tra le due leggi. Il cristianesimo crede che Gesù Cristo fosse il messia. Il cristianesimo crede nella futura seconda venuta di Gesù. Qual è la differenza tra cristianesimo ed ebraismo? La differenza recata da Friedlaender e dalla Riforma fu un esplicito congedo dall’ identità nazionale per ridurre l’ Ebraismo alla dimensione religiosa. Intanto nel 1835 fondò e diresse un periodico di cultura, intitolato “Wissenschaftliche Zeitschrift fuer juedische Theologie” (Periodico scientifico per la teologia ebraica, un titolo molto germanico). Questo traspare dal fatto che i cristiani leggono l’Antico Testamento alla luce del Nuovo, nella convinzione dichiarata da Agostino nella sua pregnante formula: “L’Antico Testamento si mostra nel Nuovo, mentre il Nuovo è nascosto nell’Antico” (Quaestiones in Heptateuchum 2,73). Papa Gregorio Magno si espresse in maniera analoga quando definì l’Antico Testamento “profezia del Nuovo” ed il Nuovo “il migliore commento all’Antico” (Homiliae in Ezechielem I, VI, 15; cfr.

Un fatto interessante è che il cristianesimo ha avuto origine dal giudaismo. Nel contesto della volontà salvifica universale di Dio, tutti coloro che non hanno ancora ricevuto il Vangelo sono posti sullo stesso piano del popolo di Dio della Nuova Alleanza: “In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29)” (“Lumen gentium”, n. In mezzo a popolazioni idolatre e politeiste, Israele – senza ritenersi da ciò impoverito, sapendo anzi di aver fatto una conquista grande – dice che c’è un Dio solo.

La più grande differenza che vorrei sottolineare, oltre ai rituali e alle interpretazioni, è che se si legge il Talmud, troverete interpretazioni diverse. Il giudaismo descrive il paradiso come un luogo in cui Dio discute con gli angeli sulla legge talmudica. La legge della Torah e legge del Vangelo sono due norme di fede e morale, l’una descritta nel Pentateuco e l’altra nei Vangeli e in altri documenti delle origini cristiane. Poi – nei secoli – producendo tutta una Tradizione vitale: Nasce la Torah. Al tempo di Costantino e Nicea, le radici ebraiche del cristianesimo furono lasciate alla Settanta (o altre traduzioni di testi ebraici) e le interpretazioni della tradizione orale lasciarono il posto alla filosofia greca. Essa per la verità non era valida all’epoca delle origini cristiane: a quel tempo molti dei primi credenti in Gesù Cristo erano ebrei.

Intuizione tanto più straordinaria quanto più si avverte che essa nasce in un contesto di popoli che concepiscono divinità immanenti, idoli che hanno bisogno di essere costruiti da mano d’uomo. E da qui viene la grandezza di Israele in quanto capace di universalità a tutti i livelli: se c’è un Dio solo, questo è il Dio di tutti. Ovviamente rifiuta l’idea che Gesù o qualsiasi altro essere vivente possa essere Dio. Direbbero che Dio è diventato un essere umano nella persona di Gesù Cristo. Era umano secondo il giudaismo. Il giudaismo non crede che Gesù Cristo fosse il messia. Il cristianesimo crede che Gesù Cristo abbia rinunciato o sacrificato la sua vita per pagare il prezzo dei nostri peccati. Il giudaismo non accetta che Gesù Cristo abbia rinunciato o sacrificato la sua vita per pagare il prezzo dei nostri peccati.

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